10
2012
EASY RIDER ITALY BIKE TOUR
Venticinque giorni su e giù per l’Italia a cavallo della propria mountain bike, questa la grande avventura di uno dei neofiti del GS AQUILE, Diego Furini, giovane portacolori del gruppo valdostano amante dell’alpinismo e del cicloturismo. Sono proprio queste due passioni che hanno spinto Diego l’inverno scorso a progettare questo viaggio per realizzare nello stesso tempo due suoi desideri : attraversare l’Italia in bici da Nord a Sud e scalare il Gran sasso d’Italia.
Detto fatto!! L’inverno per disegnare l’itinerario e preparare il proprio mezzo, fedele ed unico compagno d’avventura, la primavera per allenarsi così da farsi trovare pronto al momento del via.
Così il 2 giugno scorso è iniziato quello che il suo protagonista ha chiamato l’EASY RIDER ITALY BIKE TOUR con la prima tappa verso Valenza. Diego, giorno dopo giorno, è sceso sino al Cilento prima di inoltrarsi in Basilica per raggiungere successivamente il mar Adriatico.
Dopo la riuscita scalata del Gran Sasso il viaggio di Diego è proseguito risalendo l’Italia sino ad Urbino dove, in anticipo sulla sua tabella di marcia che prevedeva l’arrivo in bicicletta a Bologna, il valligiano ha posto fine alla sua fatica rientrando poi in treno ad Aosta.
2132 chilometri percorsi in 20 tappe, 25.000 metri di dislivello superati, questi i numeri che testimoniano la durezza dell’impresa compiuta dall’aquilotto. Lasciamo alle sue parole il racconto di questa straordinaria avventura.
“L’idea di questo viaggio solitario è nata nelle fredde sere d’inverno, quando la voglia di evasione viene acuita dalle corte giornate e dalla nostalgia di avventure vissute nella bella stagione appena trascorsa.
La scelta del “terreno di gioco” è volutamente ricaduta sul nostro Bel Paese, spesso snobbato in favore di località straniere il più delle volte specchio di una moda passeggera e ai più sconosciuto, specie nei suoi angoli più suggestivi e non ancora contaminati da un’antropizzazione turistica senza freni.
Nella pianificazione del percorso, limitatamente alle possibilità temporali a disposizione, ho cercato di includere molte località che, per svariati motivi, i viaggi in motocicletta degli anni scorsi non hanno avuto modo di toccare. Questa volta però al posto della motocicletta ci sarà il “Corsaro Nero”, una mtb della Cannondale modello Trail SL5, che nei mesi invernali ho attrezzato da viaggio con portapacchi, borse e altri piccoli accessori e che a pieno carico arriverà a sfiorare i 40Kg.
In tutto questo non ho potuto fare a meno, vista la mia passione alpinistica, di includere la scalata del Gran Sasso d’Italia seguendo la “direttissima al Corno Grande” così da impreziosire un già ricco programma di viaggio.
L’unico “aiuto” tecnologico alla pianificazione me l’ha dato il sito openrunner.com con il quale ho potuto calcolare con precisione distanze ma soprattutto altimetrie, così da avere a disposizione i profili altimetrici, questi ultimi molto utili nella gestione delle energie in funzione delle salite da affrontare. Per il resto ho seguito il vecchio metodo della carta stradale fotocopiata con il percorso segnato con l’evidenziatore.
Il risultato finale è stato quindi un itinerario che scendendo dalla Valle d’Aosta mi avrebbe portato, attraverso le regioni affacciate sul mar Tirreno, a raggiungere i confini del Cilento per poi attraversare la Basilicata e una volta arrivato in Puglia, risalire attraverso Molise, Abruzzo e Marche fino a raggiungere Bologna, dalla quale con il treno sarei tornato a casa.
Per i pernottamenti ho scelto di alternare l’utilizzo dei Bed and Breakfast ai campeggi ma ahimè questi ultimi si sono rivelati scarsamente presenti sul territorio e in alcuni casi scandalosamente cari e fatiscenti (20€ a S.Felice Circeo per un camping ai limiti della decenza…).
I chilometri pedalati alla fine del giro sono stati 2.132 con un dislivello positivo di circa 25.000m suddivisi in 20 tappe di cui la più lunga di 181,80 Km.
La partenza è avvenuta il 2 giugno da Fenis (AO) alla volta di Valenza (AL) attraverso la pianura Vercellese. Sceso poi in Liguria e, passando nell’entroterra del Parco delle Cinque Terre, mi sono diretto verso le città d’arte toscane. Qui ho visitato Lucca, Siena e Volterra, attraversando la caratteristica campagna toscana fatta di colline punteggiate di cipressi e borghi medievali. Poi è stata la volta di Orvieto e della Tuscia Viterbese, con i suoi campi coltivati a cereali punteggiati di papaveri rossi. Raggiunta Roma e fatte le foto di rito al cospetto dei più importanti monumenti, ho percorso la via Appia antica, un vero e proprio salto nel passato di 2000 anni! Poi, salita ai colli albani e giù verso l’agro Pontino fino a S.Felice Circeo nell’omonimo parco. Suggestivo percorso a picco sul mare fino a Gaeta e ritorno nell’entroterra alla volta di Caserta con visita alla Reggia e al suo immenso e lussureggiante parco. Trasferimento in treno da Caserta a Salerno per evitare le caotiche e poco invitanti zone di Saviano e Casal di Principe e ingresso nel Parco del Cilento. Da Agropoli a Palinuro e Marina di Ascea, un susseguirsi di saliscendi a picco sul mare con scorci incantevoli sulla costa e moltissime piantagioni di ulivi secolari al suo interno. Qui è finita la discesa dello stivale ed è iniziata la “traversata” verso l’Adriatico addentrandosi in Basilicata. La prima parte è caratterizzata da verdi pascoli, fitti boschi di roverella e una serie infinita di salite e discese a quote quasi costantemente sopra i 1000m fino a raggiungere il parco delle piccole dolomiti lucane con le sue caratteristiche guglie rocciose e gli incantevoli borghi di Castelmezzano e Roccapertosa. Nella seconda, lasciato il Parco e superato il valico Bosco la Piana (920m) nella prov. di Potenza, il paesaggio cambia totalmente e si fa di fuoco, con colline ricoperte di campi coltivati a cereali a perdita d’occhio e la quasi totale assenza di alberi. Ho proseguito quindi sempre a quote intorno ai 500m verso la Puglia e la fortezza Sveva di Castel del Monte, la quale domina tutto il Parco Nazionale dell’Alta Murgia con una vista che arriva fino alla costa adriatica.
Sceso nella pianura foggiana, un arido e piatto paesaggio mi ha accompagnato fino in Molise a Termoli, sulla costa adriatica, e attraverso le antiche vie della transumanza, in Abruzzo a Vasto. Da qui ho lasciato nuovamente la costa e mi sono addentrato nella campagna abruzzese caratterizzata in questa zona da dolci colline coltivate a cereali ai piedi dei monti Frentani.
Un’altra serie infinita di saliscendi mi ha portato nella val di Sangro, con i suo borghi arroccati ad ardite strutture rocciose, affacciati al secondo massiccio dell’appennino Abruzzese: la Majella.
Qui con un’ultima durissima salita con pendenze del 15% ho raggiunto Pizzoferrato: definito da d’Annunzio “il terrazzo d’Abruzzo”, è un borgo che domina l’intera val di Sangro nel quale sono stato ospite per un paio di giorni a casa di amici. A questo punto dopo 14 giorni i chilometri pedalati sono stati 1.750.
Dopo il meritato riposo è iniziato il viaggio verso la parte alpinistica di questo tour: la scalata del Gran Sasso. Superati gli altopiani a ridosso del versante ovest della Majella, si scende nell’infernale conca di Sulmona che mi ha accolto segnando una temperatura di 38°, e attraverso Popoli, dove si trovano le sorgenti del fiume Pescara che sfocia in mare nell’omonima località, si sale verso il tristemente famoso “cratere” sismico in territorio aquilano. Qui, su un altopiano posto a circa 700m di quota, si affacciano alcuni dei numerosi borghi colpiti dal sisma.
Dopo un altro valico verso nord, il paesaggio si fa ancora più aspro e alla vista appare sullo sfondo a 1500m di quota la famosa fortezza di Roccacalascio, luogo dove furono girate alcune scene del film “lady Hawke”. Questi luoghi, insieme alla zona della piana di Campo Imperatore sono stati la scena di numerosi altri film tra cui “lo chiamavano Trinità” e “il deserto dei tartari”.
Raggiunto l’abitato di Calascio, ai piedi della fortezza, dopo pochi chilometri ho raggiunto S.Stefano di Sessanio, altro incantevole borgo duramente colpito dal sisma del 2009.
Qui inizia un ultimo valico che porta ai 1.600m della piana di Campo Imperatore, in un’ambientazione in cui la natura dà spettacolo di sé con distese selvagge e scorci impareggiabili sul Gran Sasso. Raggiunta la Piana di Campo Imperatore, definita “il piccolo Tibet”, mi sono diretto all’omonima località a quota 2.130m. Luogo questo, pregno di storia grazie alle vicende storiche che hanno visto prigioniero Benito Mussolini tra l’agosto e il settembre 1943 presso l’albergo Campo Imperatore e nel quale è ancora possibile visitare la stanza in cui si svolse il suo soggiorno coatto al Gran Sasso.
Ma ecco che il momento di scalare il Gran Sasso è arrivato e grazie alle favorevoli condizioni, la vetta è stata raggiunta per la via alpinistica chiamata “direttissima al Corno Grande”. Impareggiabile la vista dalla vetta addirittura fino alla costa adriatica.
Discesa dalla vetta lungo la cresta ovest e di nuovo in sella alla bici alla volta di Castel del Monte, altro bellissimo borgo colpito dal sisma. L’attraversamento della piana di Campo Imperatore è un’esperienza unica, con i sui pascoli a perdita d’occhio e un’infinita distesa verde incastonata tra i monti. Qui sono stato riconosciuto da una famiglia di turisti valdostani in vacanza in Abruzzo grazie alla divisa del “gs aquile” che indossavo.
Ahimè, la sera in cui ho pernottato a Castel del Monte, la cattiva conservazione della mozzarella di una pizza mangiata in un locale del borgo, mi ha procurato una seria infezione virale, mettendo in serio pericolo la mia incolumità il giorno seguente, quando sarò diretto alla volta di Pescara. All’altezza di Chieti, infatti, dolori lancinanti all’addome mi hanno colpito violentemente procurandomi un leggero svenimento, fortunatamente senza spiacevoli conseguenze. Nonostante tutto, la fortuna è stata dalla mia parte e grazie all’ospitalità di amici ho avuto la possibilità di intraprendere una indispensabile cura antibiotica e dopo soli due giorni di poter partire alla volta di Urbino. La disavventura però mi ha debilitato seriamente e il caldo eccezionale sopraggiunto non ha consigliato una pietosa pedalata sotto il sol leone. E’ così che il treno mi ha accompagnato fino a Pesaro per poi raggiungere Urbino in poco più di 40Km. La pianificazione del viaggio avrebbe voluto la prosecuzione fino a Bologna per poi da lì risalire in Valle d’Aosta in treno, ma anche se i chilometri da percorrere non erano più molti, i motivi sopra elencati mi hanno ricondotto a più miti consigli e così, ritornato a Pesaro in bici, ho ripreso il treno alla volta di Valenza (AL).
Giornata dedicata alla visita di parenti e amici e il giorno seguente di nuovo treno fino ad Aosta, dove il 27 giugno si è concluso questo stupendo tour attraverso la nostra meravigliosa Italia.”
Un viaggio che sicuramente ha lasciato nelle gambe del nostro giovane compagno tanta fatica, ma anche un patrimonio di emozioni indimenticabili e il piacere di aver visto la nostra straordinaria penisola con l’occhio di un cicloturista appassionato.
Complimenti Diego, battesimo di fuoco superato a pieni voti.