Articoli di " Federico Martinet"
Persa la granfondo, la città di Biella si candida a diventare un vero e proprio punto di riferimento per i randonneurs italiani e non solo. Infatti dopo il Tour Mont Blanc Rando corso in giugno e sempre più apprezzato dagli addetti ai lavori, quest’anno, in occasione del primo Biella Bike Festival, gli organizzatori hanno messo in calendario il 15 luglio la Randonnèe dei Santuari.
La prova prevedeva un doppio percorso : 200 chilometri per i più allenati, 135 per i meno avvezzi alle lunghe distanze. Non mancavano certo né dislivello né salite, in particolare l’alpe di Noveis riservata solo ai più audaci si è dimostrata davvero impegnativa. Bielmonte e la salita alla galleria di Rosazza le altre asperità di giornata.
Giudizi unanimemente positivi soprattutto per il percorso a detta di molti veramente impegnativo, ma allo stesso tempo estremamente suggestivo per i suoi panorami mozzafiato e per la sua eterogeneità. I ciclisti si sono trovati a pedalare prima in pianura attraverso le risaie, poi in collina tra i vigneti che sovrastano il lago di Viverone sino a salire in alta quota. Indimenticabile il passaggio sul “Tracciolino” strada panoramica tutta in pianura che consente di pedalare per più di 20 chilometri sopra i mille metri d’altitudine così come di grande effetto la vista del santuario di Oropa dall’alto.
Tra i 215 partenti al via anche cinque aquilotti : il randagio Gens, Matteo Chatrian sempre più amante delle lunghe distanze, Valter Milano, Domenico Carbone e Domenico Riverso. I primi due hanno optato per il percorso più lungo che hanno affrontato sempre insieme nel gruppo dei primi. “Davvero dura, oltre ogni attesa, la salita all’Alpe di Noveis. Ho fatto davvero tanta fatica – queste le parole di Danilo chee continua – Matteo è stato davvero un compagno d’avventura perfetto; mi ha aspettato sulla salita più impegnativa aiutandomi a superare un momento di difficoltà, insieme ci siamo resi poi protagonisti di un ottimo finale di gara.” I due alfieri del GS AQUILE hanno chiuso la loro fatica in 9 ore esatte, rispettivamente 19° e 20° tra i brevettati. Entusiasta il giovane Chatrian : “esperienza straordinaria in una giornata magnifica anche dal punto di vista atmosferico. Grazie mille a Danilo per i suoi preziosi consigli.”
Approccio decisamente più cicloturistico quello invece del trio Milano, Carbone, Riverso che hanno deciso di godersi i panorami offerti dal territorio biellese. Niente alpe di Noveis, ma comunque 135 chilometri da percorrere, sosta obbligata per rifocillare anima e corpo in ognuno dei quattro ristori allestiti dagli organizzatori e soste fotografiche per immortalare i passaggi più spettacolari del percorso.
Per i cinque aquilotti ritrovo finale a Biella per una fresca granita di mezza estate…
Non c’è stato davvero molto tempo per il GS AQUILE per godere della bella trasferta dolomitica. Al rientro in Valle il comitato organizzatore sotto la direzione del presidente Martinet si è messo subito al lavoro per definire gli ultimi dettagli della quarta tappa del Circuit du Grimpeur 2012, la ciclo scalata con partenza da Saint Christophe e arrivo a Lignan, giunta alla sua terza edizione e dall’anno passato memorial Elio Ceccon, indimenticato presidente del giovane sodalizio aostano. Tanto ha investito la società in questo appuntamento che sin dal 2010 ha saputo raccogliere l’apprezzamento dei ciclisti valdostani e non solo crescendo di anno in anno nella considerazione degli stessi e degli addetti ai lavori.
Il sabato dedicato alle ultime verifiche sul percorso e all’allestimento della zona d’arrivo e della premiazione, la meteo confortante, uno sguardo al cielo, doveroso dopo la tempesta dell’anno passato… tutto è pronto, non resta che attendere l’indomani.
La domenica mattina la sveglia suona presto, il primo pensiero va subito al tempo, fuori purtroppo piove. Qualcuno il giorno prima, un po’ per scherzo un po’ seriamente, aveva previsto un risveglio bagnato, ma strada asciutta e sole a far capolino dalle nuvole sin dalla partenza alle 10. Chissà!?!
Al ritrovo al campo sportivo di Saint Christophe arrivano tutti : il direttore di corsa, il giudice di gara, i cronometristi, i motociclisti e per fortuna anche i ciclisti, tanti anche da fuori Valle. Il cielo sembra far presagire un’evoluzione positiva, intanto, per un inspiegabile manchevolezza del comune di Saint Christophe, si rende necessario spostare il ritrovo per le iscrizioni presso i locali del municipio con grave disagio per tutti, ciclisti in primis.
Risolta l’impasse anche grazie alla disponibilità di addetti ai lavori e volontari, la pratica “iscrizioni” viene brillantemente risolta entro i tempi canonici e la corsa può prendere regolarmente il via con pochi minuti di ritardo.
La gara è vissuta fin da subito sulla sfida tra i piemontesi guidati dal favorito Ramella ed i migliori valdostani con in testa Mattia Luboz. Ben presto il gruppo di testa si fraziona, davanti si forma un terzetto con Ramella e i due cuneesi del Cicli Pepino a dettare il ritmo, mentre ad inseguire rimangono Luboz, Toscanelli, Agostino, Champvillair e Casali. Sulle rampe prima di Efraz Ramella compie l’allungo decisivo che gli consente di arrivare da solo, a mani alzate, a Lignan, mentre i due compagni cuneesi resistono al ritorno di Luboz che deve accontentarsi del quarto posto assoluto. Podio finale tutto piemontese per la prima volta in questa edizione del Grimpeur.
In campo femminile si è registrata la vera sorpresa di giornata : infatti la favorita nonché beniamina di casa, Alessandra Plat, non è riuscita ad allungare la sua striscia vincente battuta dalla verbanese Ludovica Pedretti. La portacolori del GS AQUILE ha impiegato più del solito a mettersi in moto arrivando ad accusare dalla sua avversaria quasi due minuti di ritardo a metà gara. Solo dopo Ville sur Nus la valdostana ha saputo ritrovare il suo ritmo finendo molto forte tanto da sfiorare il riaggancio in prossimità del traguardo. Le sue parole non nascondono un po’ di delusione : “mi spiace, ci tenevo a vincere la gara organizzata dalla mia società, ma oggi ho sofferto in partenza e ho sbagliato anche tatticamente; sul finale mi sono però ripresa recuperando gran parte del distacco…e poi non si può sempre vincere. Complimenti a chi ha saputo andare più forte!”
L’arrivo, tra gli applausi, di Enrica Vitali accompagnata dall’amico di sempre Mimmo Riverso e dai compagni Paolo Miele, Debora Buscaglione, Giovanni Viscio e Demetrio De Gaetano ha decretato la fine della parte agonistica della giornata e l’inizio della festa con un ricco dopo gara a cominciare dalla premiazione per continuare con il pranzo e finire, per i più curiosi, con la proiezione presso il Planetario dell’osservatorio di Saint Barthelemy.
Ottimo il risultato complessivo degli aquilotti che oltre al secondo posto della Plat hanno portato a casa la vittoria di categoria con Massimo Giangrasso, ancora una volta il migliore quando la strada volge all’insù e con Diego Marana. Sul podio sono saliti anche Andrea Villot, secondo, Alberto Norbiato e Lorenzo Baldon terzi.
La prova di Lignan assegnava anche le maglie di campione valdostano di montagna per categorie; una premiazione voluta dal Comitato federale regionale, ennesimo riconoscimento al buon operato degli organizzatori. La speciale classifica riservata esclusivamente agli atleti tesserati per le società FCI Valle d’Aosta, è stata dedicata ad Elio Ceccon come ricordato con voce commossa dal presidente Dodaro chiamato a consegnare le maglie. Alessandra Plat, Mattia Luboz, Federico Agostino, Loris Perrod, Massimo Giangrasso, Luca Casali, Diego Marana, Antonio Caliano e Carlo Champvillair i campioni 2012. Quattro le maglie portate a casa aquilotti. Raggiante Massimo Giangrasso : “oggi volevo fare bene e ci sono riuscito dando tutto, torno a vestire questa maglia che per me, quest’anno, ha un valore molto speciale”.
Il trofeo Elio Ceccon, dedicato alla prima società classificata, ha visto la vittoria del Cicli Benato con Alessandra Ceccon a consegnare il premio nelle mani di Natale Dodaro sul podio a festeggiare insieme a tutti i suoi compagni; al secondo posto il Velo Gressan ed al terzo il MTB Grand Combin.
Prima della premiazione a sorteggio, un premio speciale, a sorpresa, dedicato agli ultimi dieci arrivati con una motivazione letta da Gisella Motto, nel ricordo dell’amico Elio, che ricorda l’importanza di partecipare perché, a volte, poterlo fare è già una grande vittoria.
In conclusione un doveroso ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile lo svolgimento della manifestazione : i comuni di Nus e Quart per il loro supporto, il Comitato regionale FCI, il personale medico volontario, la squadra dei motociclisti di Giò, Filippo e Danilo, tutti gli autisti, Sara e Marcella per aver gestito il ristoro con sorriso ed efficienza, Mirko per la sua disponibilità, Debora, Domenico, Carlotta, Marianne, Alessandra, Mimmo, Gisella, Enrica, Mario, Renzo, tutti i partecipanti e tutti gli aquilotti che in gara o fuori gara hanno voluto partecipare alla festa di Lignan.
Domenica 8 luglio, mentre i compagni onoravano la gara di casa, la ciclo scalata Saint Christophe – Saint Barthelemy, il biker del gruppo, Massimiliano Leidi, partecipava in Francia ad una delle competizioni riservate alla MTB più dure di tutto il panorama europeo, la MB RACE.
La massacrante gara transalpina è un vero e proprio raduno per gli amanti delle ruote grasse : due giorni di eventi con appuntamenti per tutti, dai più piccoli fino agli amanti delle ultra maratone su due ruote, ma anche spettacoli di bike trial ed un villaggio dove poter vedere e testare gli ultimi modelli usciti sul mercato.
Teatro di questo splendido weekend il Monte Bianco ed i suoi paesi. Il ritrovo era situato a Combloux da dove la MB Race ha preso il via alle ore 6.00 di domenica 8 luglio. Tre i percorsi marathon allestiti dagli organizzatori, tanti i chilometri, rispettivamente 70, 100 e 140 con 3500, 4500 e ben 6600 metri di dislivello positivo da scalare.
Il nostro Massimiliano, alla sua prima partecipazione, ha optato per il percorso di 70 chilometri già molto impegnativo. In effetti il tracciato si è dimostrato molto selettivo soprattutto a causa del tanto fango presente che ha reso estremamente difficile pedalare in salita e guidare la MTB in discesa tanto da costringere molti concorrenti a lunghi tratti a piedi.
Esordio difficile quello dell’aostano alla MB RACE anche a causa di un guasto tecnico che ne ha rallentato la marcia, ma grande comunque la sua soddisfazione per essere riuscito a terminare la prova : “oggi ho fatto davvero tanta fatica, credo di non aver mai spinto la bike tanto come in questa giornata, peccato perché, vista la preparazione, mi aspettavo qualcosa di più. Resta comunque un’esperienza straordinaria in una gara molto impegnativa sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico. In futuro spero proprio di poterci riprovare.”
Leidi ha chiuso la sua fatica in 8 ore 57 minuti 44 secondi al 278° posto assoluto, 82° tra gli M2.
Ora Max è atteso in Valle alla Pila Sky Race il 22 luglio prima di un po’ di meritato riposo.
Venticinque giorni su e giù per l’Italia a cavallo della propria mountain bike, questa la grande avventura di uno dei neofiti del GS AQUILE, Diego Furini, giovane portacolori del gruppo valdostano amante dell’alpinismo e del cicloturismo. Sono proprio queste due passioni che hanno spinto Diego l’inverno scorso a progettare questo viaggio per realizzare nello stesso tempo due suoi desideri : attraversare l’Italia in bici da Nord a Sud e scalare il Gran sasso d’Italia.
Detto fatto!! L’inverno per disegnare l’itinerario e preparare il proprio mezzo, fedele ed unico compagno d’avventura, la primavera per allenarsi così da farsi trovare pronto al momento del via.
Così il 2 giugno scorso è iniziato quello che il suo protagonista ha chiamato l’EASY RIDER ITALY BIKE TOUR con la prima tappa verso Valenza. Diego, giorno dopo giorno, è sceso sino al Cilento prima di inoltrarsi in Basilica per raggiungere successivamente il mar Adriatico.
Dopo la riuscita scalata del Gran Sasso il viaggio di Diego è proseguito risalendo l’Italia sino ad Urbino dove, in anticipo sulla sua tabella di marcia che prevedeva l’arrivo in bicicletta a Bologna, il valligiano ha posto fine alla sua fatica rientrando poi in treno ad Aosta.
2132 chilometri percorsi in 20 tappe, 25.000 metri di dislivello superati, questi i numeri che testimoniano la durezza dell’impresa compiuta dall’aquilotto. Lasciamo alle sue parole il racconto di questa straordinaria avventura.
“L’idea di questo viaggio solitario è nata nelle fredde sere d’inverno, quando la voglia di evasione viene acuita dalle corte giornate e dalla nostalgia di avventure vissute nella bella stagione appena trascorsa.
La scelta del “terreno di gioco” è volutamente ricaduta sul nostro Bel Paese, spesso snobbato in favore di località straniere il più delle volte specchio di una moda passeggera e ai più sconosciuto, specie nei suoi angoli più suggestivi e non ancora contaminati da un’antropizzazione turistica senza freni.
Nella pianificazione del percorso, limitatamente alle possibilità temporali a disposizione, ho cercato di includere molte località che, per svariati motivi, i viaggi in motocicletta degli anni scorsi non hanno avuto modo di toccare. Questa volta però al posto della motocicletta ci sarà il “Corsaro Nero”, una mtb della Cannondale modello Trail SL5, che nei mesi invernali ho attrezzato da viaggio con portapacchi, borse e altri piccoli accessori e che a pieno carico arriverà a sfiorare i 40Kg.
In tutto questo non ho potuto fare a meno, vista la mia passione alpinistica, di includere la scalata del Gran Sasso d’Italia seguendo la “direttissima al Corno Grande” così da impreziosire un già ricco programma di viaggio.
L’unico “aiuto” tecnologico alla pianificazione me l’ha dato il sito openrunner.com con il quale ho potuto calcolare con precisione distanze ma soprattutto altimetrie, così da avere a disposizione i profili altimetrici, questi ultimi molto utili nella gestione delle energie in funzione delle salite da affrontare. Per il resto ho seguito il vecchio metodo della carta stradale fotocopiata con il percorso segnato con l’evidenziatore.
Il risultato finale è stato quindi un itinerario che scendendo dalla Valle d’Aosta mi avrebbe portato, attraverso le regioni affacciate sul mar Tirreno, a raggiungere i confini del Cilento per poi attraversare la Basilicata e una volta arrivato in Puglia, risalire attraverso Molise, Abruzzo e Marche fino a raggiungere Bologna, dalla quale con il treno sarei tornato a casa.
Per i pernottamenti ho scelto di alternare l’utilizzo dei Bed and Breakfast ai campeggi ma ahimè questi ultimi si sono rivelati scarsamente presenti sul territorio e in alcuni casi scandalosamente cari e fatiscenti (20€ a S.Felice Circeo per un camping ai limiti della decenza…).
I chilometri pedalati alla fine del giro sono stati 2.132 con un dislivello positivo di circa 25.000m suddivisi in 20 tappe di cui la più lunga di 181,80 Km.
La partenza è avvenuta il 2 giugno da Fenis (AO) alla volta di Valenza (AL) attraverso la pianura Vercellese. Sceso poi in Liguria e, passando nell’entroterra del Parco delle Cinque Terre, mi sono diretto verso le città d’arte toscane. Qui ho visitato Lucca, Siena e Volterra, attraversando la caratteristica campagna toscana fatta di colline punteggiate di cipressi e borghi medievali. Poi è stata la volta di Orvieto e della Tuscia Viterbese, con i suoi campi coltivati a cereali punteggiati di papaveri rossi. Raggiunta Roma e fatte le foto di rito al cospetto dei più importanti monumenti, ho percorso la via Appia antica, un vero e proprio salto nel passato di 2000 anni! Poi, salita ai colli albani e giù verso l’agro Pontino fino a S.Felice Circeo nell’omonimo parco. Suggestivo percorso a picco sul mare fino a Gaeta e ritorno nell’entroterra alla volta di Caserta con visita alla Reggia e al suo immenso e lussureggiante parco. Trasferimento in treno da Caserta a Salerno per evitare le caotiche e poco invitanti zone di Saviano e Casal di Principe e ingresso nel Parco del Cilento. Da Agropoli a Palinuro e Marina di Ascea, un susseguirsi di saliscendi a picco sul mare con scorci incantevoli sulla costa e moltissime piantagioni di ulivi secolari al suo interno. Qui è finita la discesa dello stivale ed è iniziata la “traversata” verso l’Adriatico addentrandosi in Basilicata. La prima parte è caratterizzata da verdi pascoli, fitti boschi di roverella e una serie infinita di salite e discese a quote quasi costantemente sopra i 1000m fino a raggiungere il parco delle piccole dolomiti lucane con le sue caratteristiche guglie rocciose e gli incantevoli borghi di Castelmezzano e Roccapertosa. Nella seconda, lasciato il Parco e superato il valico Bosco la Piana (920m) nella prov. di Potenza, il paesaggio cambia totalmente e si fa di fuoco, con colline ricoperte di campi coltivati a cereali a perdita d’occhio e la quasi totale assenza di alberi. Ho proseguito quindi sempre a quote intorno ai 500m verso la Puglia e la fortezza Sveva di Castel del Monte, la quale domina tutto il Parco Nazionale dell’Alta Murgia con una vista che arriva fino alla costa adriatica.
Sceso nella pianura foggiana, un arido e piatto paesaggio mi ha accompagnato fino in Molise a Termoli, sulla costa adriatica, e attraverso le antiche vie della transumanza, in Abruzzo a Vasto. Da qui ho lasciato nuovamente la costa e mi sono addentrato nella campagna abruzzese caratterizzata in questa zona da dolci colline coltivate a cereali ai piedi dei monti Frentani.
Un’altra serie infinita di saliscendi mi ha portato nella val di Sangro, con i suo borghi arroccati ad ardite strutture rocciose, affacciati al secondo massiccio dell’appennino Abruzzese: la Majella.
Qui con un’ultima durissima salita con pendenze del 15% ho raggiunto Pizzoferrato: definito da d’Annunzio “il terrazzo d’Abruzzo”, è un borgo che domina l’intera val di Sangro nel quale sono stato ospite per un paio di giorni a casa di amici. A questo punto dopo 14 giorni i chilometri pedalati sono stati 1.750.
Dopo il meritato riposo è iniziato il viaggio verso la parte alpinistica di questo tour: la scalata del Gran Sasso. Superati gli altopiani a ridosso del versante ovest della Majella, si scende nell’infernale conca di Sulmona che mi ha accolto segnando una temperatura di 38°, e attraverso Popoli, dove si trovano le sorgenti del fiume Pescara che sfocia in mare nell’omonima località, si sale verso il tristemente famoso “cratere” sismico in territorio aquilano. Qui, su un altopiano posto a circa 700m di quota, si affacciano alcuni dei numerosi borghi colpiti dal sisma.
Dopo un altro valico verso nord, il paesaggio si fa ancora più aspro e alla vista appare sullo sfondo a 1500m di quota la famosa fortezza di Roccacalascio, luogo dove furono girate alcune scene del film “lady Hawke”. Questi luoghi, insieme alla zona della piana di Campo Imperatore sono stati la scena di numerosi altri film tra cui “lo chiamavano Trinità” e “il deserto dei tartari”.
Raggiunto l’abitato di Calascio, ai piedi della fortezza, dopo pochi chilometri ho raggiunto S.Stefano di Sessanio, altro incantevole borgo duramente colpito dal sisma del 2009.
Qui inizia un ultimo valico che porta ai 1.600m della piana di Campo Imperatore, in un’ambientazione in cui la natura dà spettacolo di sé con distese selvagge e scorci impareggiabili sul Gran Sasso. Raggiunta la Piana di Campo Imperatore, definita “il piccolo Tibet”, mi sono diretto all’omonima località a quota 2.130m. Luogo questo, pregno di storia grazie alle vicende storiche che hanno visto prigioniero Benito Mussolini tra l’agosto e il settembre 1943 presso l’albergo Campo Imperatore e nel quale è ancora possibile visitare la stanza in cui si svolse il suo soggiorno coatto al Gran Sasso.
Ma ecco che il momento di scalare il Gran Sasso è arrivato e grazie alle favorevoli condizioni, la vetta è stata raggiunta per la via alpinistica chiamata “direttissima al Corno Grande”. Impareggiabile la vista dalla vetta addirittura fino alla costa adriatica.
Discesa dalla vetta lungo la cresta ovest e di nuovo in sella alla bici alla volta di Castel del Monte, altro bellissimo borgo colpito dal sisma. L’attraversamento della piana di Campo Imperatore è un’esperienza unica, con i sui pascoli a perdita d’occhio e un’infinita distesa verde incastonata tra i monti. Qui sono stato riconosciuto da una famiglia di turisti valdostani in vacanza in Abruzzo grazie alla divisa del “gs aquile” che indossavo.
Ahimè, la sera in cui ho pernottato a Castel del Monte, la cattiva conservazione della mozzarella di una pizza mangiata in un locale del borgo, mi ha procurato una seria infezione virale, mettendo in serio pericolo la mia incolumità il giorno seguente, quando sarò diretto alla volta di Pescara. All’altezza di Chieti, infatti, dolori lancinanti all’addome mi hanno colpito violentemente procurandomi un leggero svenimento, fortunatamente senza spiacevoli conseguenze. Nonostante tutto, la fortuna è stata dalla mia parte e grazie all’ospitalità di amici ho avuto la possibilità di intraprendere una indispensabile cura antibiotica e dopo soli due giorni di poter partire alla volta di Urbino. La disavventura però mi ha debilitato seriamente e il caldo eccezionale sopraggiunto non ha consigliato una pietosa pedalata sotto il sol leone. E’ così che il treno mi ha accompagnato fino a Pesaro per poi raggiungere Urbino in poco più di 40Km. La pianificazione del viaggio avrebbe voluto la prosecuzione fino a Bologna per poi da lì risalire in Valle d’Aosta in treno, ma anche se i chilometri da percorrere non erano più molti, i motivi sopra elencati mi hanno ricondotto a più miti consigli e così, ritornato a Pesaro in bici, ho ripreso il treno alla volta di Valenza (AL).
Giornata dedicata alla visita di parenti e amici e il giorno seguente di nuovo treno fino ad Aosta, dove il 27 giugno si è concluso questo stupendo tour attraverso la nostra meravigliosa Italia.”
Un viaggio che sicuramente ha lasciato nelle gambe del nostro giovane compagno tanta fatica, ma anche un patrimonio di emozioni indimenticabili e il piacere di aver visto la nostra straordinaria penisola con l’occhio di un cicloturista appassionato.
Complimenti Diego, battesimo di fuoco superato a pieni voti.
Anche quest’anno Matteo Ferrara, reduce dalla Race Across the Alps, non ha voluto mancare a Cuneo l’8 luglio l’appuntamento con la Fausto Coppi che tante volte ha già corso.
Ancora stanco per i postumi dell’ultracycling austriaca, Matteo ha però optato per il percorso più breve con le scalate al Fauniera prima e alla Madonna del Colletto poi.
Il portacolori del GS AQUILE ha chiuso la sua fatica con il tempo di 5 ore 11 minuti al 474° posto assoluto, 90° nella sua categoria.