Set
13
2011

BRAVO MARCO!!!

Sole alto in un cielo che si fondeva con il mare all’orizzonte, così, vestita a festa, domenica 18 settembre, Deiva Marina ha accolto i 1000 ciclisti protagonisti della GF 5 TERRE, da sempre una delle gare amatoriali più belle del panorama italiano per i suoi percorsi. Per anni prova di chiusura del Prestigio, superata di recente dalla GF Colnago, la manifestazione ligure ha saputo mantenere standard qualitativi alti.

Lo staff organizzativo ha confermato anche in questa edizione i due percorsi : la granfondo che prevedeva 151 km e oltre 3000 m di dislivello e la mediofondo, più breve con i suoi 97 km e circa 1500 m da scalare. A far da sfondo alla fatica dei ciclisti, come sempre, gli splendidi scenari delle 5 terre e del loro parco. La gara di Deiva è corsa molto impegnativa, nonostante arrivi in un momento della stagione in cui le forze cominciano a venir meno, pochissima pianura, un continuo saliscendi e alcune ascese di tutto rispetto, in primis il passo del Bracco, caratterizzano infatti il tracciato ligure.

Quest’anno a Deiva c’era un solo aquilotto, ma Marco Thiebat, neo arrivato nel gruppo aostano, ha confermato quanto di buono fatto già intravedere prima a St.Vincent, poi al col Tzecore e a Pila. Marco ha optato per la mediofondo conducendo una gara d’attacco che gli ha permesso alla fine di ottenere un ottimo 30° posto tra i veterani, 99° assoluto con il tempo di 3h 15 m, tempo di tutto rispetto.

Set
12
2011

DANILO GENS RANDONNEUR DOC

 

Danilo Gens è un “randagio” nell’accezione ciclistica del termine. Da un paio d’anni ormai Danilo è un assiduo frequentatore del mondo delle randonnée, manifestazioni amatoriali non agonistiche in cui non c’è classifica, ma solo il rilevamento del tempo impiegato. Si tratta per lo più di prove di lunga distanza, normalmente non meno di 150 km, ma spesso molti, molti di più.

Danilo, 20 giorni fa, ha compiuto un’impresa realizzando il suo sogno ciclistico : portare a termine la Paris Brest Paris, l’olimpiade delle randonnée, forse la più difficile, senza dubbio la più prestigiosa delle “ultracycling”.

Affrontare lunghe distanze con dislivelli importanti, pedalando di giorno e di notte, con il sole e con la pioggia, per ore, rubando brevi momenti per recuperare, richiede una preparazione psicofisica speciale ed una predisposizione naturale non da tutti.

Come ogni randagio che si rispetti, Danilo non ha paura di percorrere tanti chilometri, spesso da solo, per acquisire ed affinare quelle doti di resistenza indispensabili per poter affrontare prove come la PBP.

Quando l’anno passato, a fine stagione, Danilo mi disse che aveva deciso di provare a partecipare alla PBP 2011, sorridendo, gli feci il mio in bocca al lupo. Pochi giorni prima, infatti, avevo letto un articolo in cui si illustrava l’iter di qualificazione per la manifestazione…solo a pensarci mi facevano male le gambe! In realtà ero fortemente convinto che Danilo poteva riuscirci ed il suo percorso di avvicinamento all’appuntamento parigino ha rafforzato la mia idea.

Del risultato agonistico abbiamo già riferito su queste pagine, oggi vorrei invece provare a raccontare, prendendo spunto dalle sue parole, che cosa è la Paris Brest Paris : fatica, emozioni e soprattutto tanti tanti chilometri.

Sì perchè, innanzi tutto, la PBP è una manifestazione ciclistica di estrema difficoltà per la sua lunghezza, quasi 1300 km, per il dislivello superiore agli 8000 m, per la variabilità delle condizioni meteo, per il sonno, per la fame, per la solitudine. Ci vuole una fortissima convinzione nei propri mezzi per provarci, ancor più quando a meno di un mese dal via, durante una corsa in Valle, una buca “maledetta” danneggia irrimediabilmente il telaio della tua bici. Quella bici che avevi imparato a conoscere, che avevi testato in ogni condizione e che ormai era diventata il tuo più fedele alleato in questa avventura.

Ma la PBP è anche un viaggio catartico perchè lungo le strette strade della provincia francese c’è tempo di pensare a tutto e a niente, di giorno, ma soprattutto di notte. Può capitare di pedalare per chilometri da soli, unici compagni la propria “specialissima”, la strada con i suoi rumori e i propri pensieri. La mente vaga per non ascoltare il freddo, la stanchezza, la fame…..un solo riferimento, laggiù in lontananza, la lucina di un altro randagio. La pioggia è di casa da quelle parti, ma pochi chilometri dopo il via, sul far del mattino, fa capolino anche la nebbia a mettere alla prova i ciclisti. Sono loro, con le loro storie, i veri protagonisti di questa ultracycling. Ognuno con il proprio equipaggiamento studiato nei minimi particolari, ognuno con le proprie motivazioni, ognuno con la propria tattica, sia i fedelissimi all’ennesima partecipazione sia i neofiti che devono ancora scoprire i segreti di questa corsa. Basta una banale foratura, come successo a Danilo, a cambiare la propria tabella di marcia.

Le luci di Brest indicano che ci siamo, il traguardo di metà percorso è conquistato, quasi 650 km, tanti, ma la vera PBP comincia adesso…“in corsa ho capito perché l’organizzazione richiede i brevetti di qualificazione, 1300 km non finiscono mai”, sono parole di Danilo che non hanno bisogno di commenti.

Ma la PBP è anche una grande festa popolare. Gli abitanti dei paesi attraversati dalla corsa l’aspettano con trepidazione, per loro è un rito che si ripete ogni 4 anni. Il tifo per i ciclisti è incessante di giorno, ma anche di notte. Ci sono striscioni in ogni località. Applausi ed incitamenti non mancano mai per nessuno: francesi, italiani, olandesi, belgi, americani….I bambini urlano “bon courage!” e ti strappano un sorriso nonostante la fatica.

Il ritorno è tremendamente difficile, le energie sono sempre di meno, ogni controllo parziale è una conquista dal sapore epico. Un piatto di pasta portato da un compagno in vacanza nei dintorni è un regalo quanto mai gradito. Il traguardo dei 1000 km meriterebbe un brindisi, ma non c’è tempo né forza. Ancora Gens : “gli ultimi chilometri sono stati interminabili, mani e braccia facevano male a tal punto da non riuscire più a stringere il manubrio. Le gambe bruciavano, il sedere doleva, i pedali diventavano sempre più pesanti. La testa è stata determinante perchè nei momenti più difficili ho saputo mantenere la lucidità necessaria a non farmi prendere dallo scoramento e a superare l’imprevisto.”

Perché partecipare ad una manifestazione così massacrante? Per prestigio, per curiosità, per migliorare il tempo dell’edizione precedente, per qualcuno può essere, ma di fondo credo che ognuno dei 5200 partenti avesse una profonda motivazione interiore, una sfida con se stesso alla ricerca di  qualcosa. E qualcuno di loro, forse, in quegli interminabili 1300 km, sarà riuscito a trovare le risposte che cercava.

In 3900 hanno concluso la Paris Brest Paris entro il tempo massimo di 90 ore. Per qualcuno potrebbero essere eroi moderni per il sapore un po’ antico della loro impresa, per molti sono sicuramente dei pazzi scatenati, io credo che tutti loro si sentano solo onesti faticatori delle due ruote o, meglio, randonneurs. Il “doc”, oggi, glielo aggiungiamo noi, se lo sono guadagnati su quelle strade.

Bonne route a tutti!!!

Set
9
2011

FINALE SOTTO L’ACQUA PER LA COPPA PIEMONTE

Domenica 4 settembre con la GF COLNAGO a Piacenza si è concluso il circuito della Coppa Piemonte 2011 dopo otto prove e sei mesi di gare.

Chiusura col botto per una manifestazione che ha raggiunto in anticipo il numero chiuso di 3500 partecipanti pronti ancora una volta a darsi battaglia sui colli piacentini. L’organizzazione quest’anno per onorare il Prestigio e la Coppa Piemonte ha predisposto tre percorsi di cui due agonistici, il lungo e il medio, ed uno corto cicloturistico.

Tra i tanti partecipanti schierati al via c’erano anche quattro aquilotti che si sono divisi sulle tre distanze : Diego Marana, ancora una volta, ha ben figurato sul percorso più impegnativo che prevedeva 156 km con un dislivello totale di 2700 m e il colle di S.Barbara quale ostacolo più impegnativo di giornata. Diego ha tagliato il traguardo dopo 5h 43m al 34° posto nella sua categoria, 245° assoluto.

Hanno invece optato per la medio fondo sia Fabio Ramires, unico aquilotto iscritto nel 2011 al circuito piemontese, sia Renato Luciani alla prima stagione da granfondista. Buona la prova di Fabio che ha concluso la sua fatica in 4h 23m, 169° nella sua categoria. Stagione difficile la sua, contrassegnata da un brutto incidente alla spalla che lo ha costretto ad un lungo stop in un momento importante della preparazione, ma nonostante ciò Ramires ha saputo concludere un circuito impegnativo come la Coppa Piemonte. Un po’ più attardato Renato Luciani, intimorito dal peggioramento delle condizioni atmosferiche. La meteo infatti aveva preannunciato l’arrivo della pioggia che non si è fatta troppo attendere. Già alla partenza incombevano nubi minacciose e la seconda parte della gara è stata davvero molto bagnata per i ciclisti.

Al via, invitata insieme alla nazionale italiana trapiantati, anche Gisella Motto, portacolori delle Aquile, che si è cimentata insieme ai compagni nel percorso più corto. Complimenti a Gisella che con grande abnegazione è riuscita a concludere felicemente la sua corsa.

Con la GF COLNAGO si conclude così un’altra edizione importante della Coppa Piemonte, circuito ai vertici nazionali per numero di iscritti e per numero di partecipanti alle singole manifestazioni. Un plauso agli aquilotti che non hanno mai fatto mancare la loro presenza in nessuna delle tappe in calendario nonostante condizioni meteo spesso poco favorevoli.  

Ago
30
2011

AL PICCOLO ARRIVO SOTTO LA NEVE

Sabato scorso, 27 agosto, l’appuntamento per i cicloamatori valdostani era a La Thuile per la nona edizione della “Pedalata du Petchou”, manifestazione non agonistica organizzata dai padroni di casa del velo club Les Marmottes.

Nonostante le voci che volevano la partenza abbassata a Pré S.Didier anche quest’anno il comitato organizzatore ha confermato il percorso tradizionale con partenza dal capoluogo, breve giro per il paese ed il via lanciato verso il colle del Piccolo S.Bernardo per complessivi 14,5 km.

Pur senza gara, gli organizzatori assicuravano il rilevamento del tempo con un apposito chip consegnato a tutti all’atto dell’iscrizione.

Ancora una volta il brutto tempo della vigilia con vento e pioggia aveva fatto temere il peggio, ma l’indomani le condizioni erano migliorate consentendo così lo svolgimento della manifestazione…la temperatura rigida ed i nuvoloni sul colle facevano però presagire sorprese meteorologiche.

Un’ottantina i ciclisti al via, c’erano anche gli aquilotti, in 11 pronti a sfidarsi sulla bella salita che porta al Piccolo, ma le notizie che annunciavano i primi fiocchi di neve in zona arrivo hanno spinto alcuni di loro a rinunciare alla prova riservandosi di seguire i compagni in auto per assicurare loro l’assistenza necessaria.

Alle 10.30, dopo il breve giro di riscaldamento tra le vie di La Thuile, la “gara” ha preso il via, a tutta, come sempre. L’ascesa del Piccolo S.Bernardo è salita da alta velocità proprio perché raramente la pendenza tocca la doppia cifra, in più la temperatura rigida invogliava a pedalare forte.

Al passaggio alla casa cantoniera, proprio là dove normalmente si vede la cima del colle, i ciclisti hanno trovato invece nebbia fitta e vento in faccia molto forte. Il freddo pungente ha spinto parte dei partenti a ritirarsi, i 69 che hanno, invece, tagliato il traguardo hanno trovato ad aspettarli, dulcis in fundo, fiocchi di neve e temperatura prossima allo zero.

Miglior tempo assoluto per il valdostano Yuri Droz, tra gli aquilotti a primeggiare è stato ancora una volta Edoardo Buscaglione, di casa a La Thuile, dietro di lui Christian Burtolo, sorpresa di giornata e poi il giovane Nicoli Kim. Buona la prova di Daniela Diemoz così come quella di Dublanc, Carbone, Ricci e dei veterani Baccini e Savioz.

All’arrivo tutti al caldo e un bel piatto di polenta e spezzatino per recuperare la fatica di giornata!!!